Il vangelo oggi ci parla di pastore e gregge, un immagine per parlarli della chiesa possiamo dire della squadra di Dio. Come in ogni squadra c’è l’allenatore, così anche nella chiesa è la relazione che vive ciascuno di noi con il nostro mister Gesù, la relazione tra pastore e pecore.
La squadra vince quando si vive, si crea comunione. Come si ottiene?
Ascoltiamo la sua voce, non i suoi comandi. Imparare a riconoscere la voce del vero mister che ci dona la vita, ci porta verso la vita. Ci sono voci di chi riesce bene ad ingannare, a far vedere una cosa per un’altra. Oggi abbiamo bisogno di imparare a riconoscere quelle voci che cercano di illudere, di proporre strade facili, a buon mercato.
Ascoltare la sua voce, perché lui ci conosce. Sentirsi conosciuti, scelti. Non siamo numeri, ma chiamati per nome e ognuno è importante, tutti titolari nella squadra di Dio. Agli occhi di Dio la mia vita non è nulla, ma sono conosciuto, noi nella nostra squadra ci sentiamo conosciuti, che non siamo estranei, dei numeri?
Imparare ad ascoltare e riconoscersi come elemento fondamentale per instaurare una relazione intima, di amicizia dove si sperimenta una presenza che porta vita.
Lo seguono. Se ascoltiamo la sua voce, se ci sentiamo conosciuti ecco che muoviamo i passi e ci coinvolgiamo in una relazione di intimità, in scelte concrete nel sentirsi amati, accolti, non andiamo persi. Sentirsi coinvolti nel seguire il pastore, perché ci fidiamo che lui ci porta ai pascoli di vita piena.
Io do loro la vita eterna è fare l’esperienza di non essere mai da soli, che non andremo perduti, che nessuno ci strapperà dalle mani del pastore buono. E’ un pastore che da prima di tutto e non chiede. L’unica cosa che chiede è di fidarci che con lui non andiamo persi.
Ecco lo stile della squadra di Dio, del pastore e gregge, vivere così porta a dare una comunione di vita, nutre la vita e ci fa fare esperienza di vita eterna.