Il racconto di Lazzaro ci pone davanti alla realtà della morte, non è un fatto virtuale, ma un momento della nostra vita. Insieme ad esso anche la realtà del dolore per la perdita di una persona cara, Lazzaro era un fratello, amico…
La morte crea chiusura, isolamento, paralizza. E’ la morte fisica, ma anche la morte interiore. Cattiverie, invidie gelosie, violenza, egoismo creano sempre isolamento e morte. Possiamo dire è un po’ come quel muro crollato, una serie di macerie e basta.
Come si pone Gesù davanti alla malattia e morte di un amico?
Al momento sembra disinteressato, aspetta. Ma fa questo perché è consapevole che nel suo agire per l’amico Lazzaro si manifesta la verità di Dio: il Dio di Gesù non è il Dio dei morti ma il Dio amante della vita. La sua presenza, azione genera vita nuova.
Guardiamo in quali passaggi Gesù opera una trasformazione, Gesù crea un ponte tra l’amore di Dio e la morte e facendo così genera vita. Vediamo attraverso quali passaggi crea questo ponte.
Il primo passaggio: Gesù si fa vicino a chi vive nel dolore, si commuove, anzi scoppia in pianto e prova turbamento di fronte alla morte di Lazzaro. E’ il saper ascoltare e far vivere ciò che portiamo nel cuore. Gesù soffre, piange con chi è nel pianto e per la perdita di un amico, ma prova anche turbamento. Quel turbamento dice che Gesù si indigna, cioè non ci sta che la morte rovini le opere di Dio, e l’opera più bella è la vita. Quanto riusciamo noi a indignarci, a non rassegnarci per tutte quelle situazioni, gesti parole che rovinano la vita, la disprezzano, le tolgono dignità? Gesù si commuove partecipa e si coinvolge.
Il secondo passo è la fiducia in lui, “Credi tu questo? Che lui è la risurrezione e la vita? E’ credere che Gesù è per la vita, mai per la morte, per soffocare. Che il suo agire dice che il nostro Dio è per la vita dell’uomo. “Se crederai vedrai la gloria di Dio”. E rinnovare la fiducia di fronte alla sconfitta della morte, ai suoi pungiglioni che Dio è per la vita. Fidarci di un Dio innamorato di noi da non lasciarci in mano alla morte.
Il terzo passaggio: Lazzaro vieni fuori… Non fermarsi all’ormai è tutto finito, ormai è tardi o non c’è più niente da fare, ma offrire parole, gesti di rinascita, un amico ha spezzato il silenzio, la mia chiusura o voglia di scappare, qualcuno ha bagnato con le sue lacrime le mie bende, le mie ferite, un ti chiedo scusa… gesti di ripartenza nuova. E’ la potenzialità di far germogliare la vita là dove non ci sembra ci sia più niente da fare.
Gesù con la sua presenza, con il suo passaggio, costruisce ponti per la vita, legami affinché la morte non spaventi più, ponti per trasformare ogni dolore in occasione per aprirsi a Dio che desidera la nostra vita.