In questa domenica siamo invitai ad abitare il giardino. In una casa ci sono sempre dei luoghi dove si fanno dei lavori insieme, uno di questi è il giardino. Richiama l’importanza di esserci, fare qualcosa insieme, il prendersi cura del luogo dove si abita. Questo lavoro porta a rendere più bello l’ambiente, più accogliente, porta a cambiarlo, a trasformarlo. Non sempre è facile fare la propria parte, a volte si scantona, si lascia fare agli altri…
Il vangelo di oggi si conclude con l’immagine della cura del lavoro del contadino per il proprio albero affinché porti frutto.
Possiamo chiederci qual è il frutto che dobbiamo portare e attraverso quale tipo di lavoro?
Il frutto che ci viene chiesto è poter vivere una conversione, cioè un cambiamento radicale di direzione, anzi di modo di guardare Dio e la realtà. Quando succede qualcosa di grave, una prova, una disgrazia viene spontaneo pensare che cosa ho fatto di male perché mi è capitato questo, o perché Dio non fa niente per questa situazione di povertà, di ingiustizia. Che colpa avevano i diciotto morti sotto il crollo della torre di Siloe? E quelli colpiti da un terremoto, da un atto di terrorismo, da una malattia sono forse castigati da Dio? La risposta di Gesù è netta: non è Dio che fa cadere torri o aerei, non è la mano di Dio che architetta sventure.
Ma se non vi convertirete… Gesù ci chiede una conversione un cambiamento dal pensare che tutto ruota attorno al peccato, al ho sbagliato vengo castigato al Dio amante della vita che non gode della rovina delle sue creature ma aspetta in vista della loro conversione. Quante volte è facile scaricare su Dio perché succede una disgrazia, o prendersela con Lui perché non fa niente, anziché guardarci e assumerci le nostre responsabilità e iniziare a cambiare direzione nelle relazioni, nella politica, nella economia, nella ecologia. La prima lettura ci ricorda che Dio libera il suo popolo attraverso Mosè, attraverso l’umanità, ognuno può chiedersi qual è la sua parte.
Quale lavoro allora per favorire la conversione?
Zappare, mettere concime, lascia ancora del tempo… La misericordia di Dio ci lascia tempo, Dio non guarda al peccato ma ha fiducia di noi, il suo scopo è lavorare per far fiorire la vita in noi. Manda ancora luce, sole, acqua… quali sono i gesti di cura che Dio ci offre affinché possiamo cambiare?
Ci offre la sua parola, che sa fare verità, sa rimetterci in piedi, ci aiuta a guardare noi stessi la realtà, i fatti che ci succedono con occhi diversi. CI aiuta a vedere che tutta la nostra vita è storia sacra. Quanto in questa quaresima abbiamo iniziato o preghiamo ascoltando la sua parola? Altro gesto di cura sono i sacramenti, specie il perdono che rimette in piedi, fa ripartire… Impariamo a vedere i gesti di cura che lui ci offre anche attraverso le persone vicine. Ma anche saper guardare i fatti che succedono come una chiamata alla conversione.
Possiamo dire che Dio è il primo che ci dà l’esempio di cosa significa prendersi cura del giardino che siamo noi, chiediamo anche noi di fare la nostra parte per portare frutti di conversione, frutti di vita.