In questa domenica siamo invitati a sederci sul divano. Nel divano viviamo momenti di gioia, di chiacchere, di tenerezza, di riposo ma anche momenti di perdono e riconciliazione. Esso è un invito grande all’accoglienza, al nostro bisogno di sentirci accolti, amati gratuitamente. Il divano ci ristora dalle fatiche, offre l’opportunità di gustare amicizie ritrovate.
Quel divano sono le braccia allargate di quel Padre che accoglie suo figlio, non da schiavo come lui vorrebbe per guadagnarsi da vivere e l’amore, ma con la dignità di figlio amato.
Per tanti motivi ci allontaniamo da queste braccia. Non ho bisogno, voglio fare da solo, è l’esperienza forte della nostra libertà che Dio ci dona, anzi quel Padre permette al figlio di andarsene, sa che può farsi male, ma lo lascia libero. Sperimentiamo questa libertà nei confronti di Dio? Illusione di cercare la felicità ma lontano da Dio.
In poco tempo si ritrova ad aver speso tutto, senza niente, anzi a rubare il cibo ai maiali. Il fascino dell’illusone di trovare una felicità senza Dio e ritrovarsi invece perso, senza dignità, servo, avendo sciupato tanti beni. Rientra in se stesso capisce questa illusione e decide di ritornare, ma non da figlio, come servo, guadagnandosi la dignità di figlio. Non cerca un padre, cerca un buon padrone; non torna per senso di colpa, ma per fame; non torna per amore, ma perché muore.
Ma intanto ritorna, muove i passi verso quella casa che ha lasciato, verso quel divano che ha abbandonato.
Qui avviene la cosa sconvolgente, il Padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro gli si getto al collo e lo baciò. Non lo lascia neanche giustificarsi e prepara la festa. E’ il segno grande di una accoglienza, (come il divano lui accoglie e basta non gli interessa chi si siede), un riammettere il figlio da figlio non da servo. Il Padre ci aspetta, non guarda se torniamo per interesse, per paura, il tornare ci permette di sperimentare che Lui è gratuità pura. Fa festa per noi, per la nostra presenza, perché ci siamo.
E’ scandaloso questo Dio che non guarda alla legittima difesa, ma accoglie per ridare dignità, per dire che in Lui possiamo sederci, sentirsi accolti come un in divano vivere momenti di tenerezza, condivisone, perdono e riconciliazione che fanno ripartire.
Non è facile accettare un Dio così, la gente si lamenta con Gesù che mangia, condivide la vita con i peccatori. Dio non può fare questo. Lo stesso vale per il figlio maggiore, non accetta questo modo di fare del Padre, possono essere anche le nostre reazioni, non è giusto, troppo buono, troppo facile, ed io?
Il figlio maggiore entrerà alla festa? Si siederà sul divano dell’accoglienza? E noi in questa quaresima ci siederemo?