Continua il nostro cammino dell’avvento che ci porta in questa domenica a percorrere strade di silenzio. Il deserto ci richiama il silenzio, il tempo del cammino del popolo d’Israele per uscire dalla schiavitù, tempo di prova e d’incontro con la fedeltà di Dio, dove lui non viene mai meno.
Colpisce quell’orologio senza lancette posto sulla strada, quasi a dire che oggi non c’è più tempo, siamo di corsa, presi dalle cose da fare dai ritmi sempre più veloci del tutto e subito o anche prima. Non c’è più tempo per guardarsi in faccia, non si perde più tempo per le relazioni, si deve fare, produrre…
In questo cotesto, nella nostra situazione arriva una parola, anzi la parola di Dio venne su Giovanni figlio di Zaccaria nel deserto, voce di uno che grida nel deserto, preparate la via la via del Signore.
Come possiamo preparare questa strada? Attraverso l’ascolto, per l’ascolto ci vuole il silenzio. Il deserto è luogo del silenzio che ci permette di fare spazio nel nostro cuore per accogliere una parola. Questa parola è il verbo che desidera farsi carne.
A volte abbiamo bisogno di andare questi deserti, ma anche siamo chiamati a crearli, trovare dei luoghi degli spazi di silenzio, possono essere dentro la nostra giornata, nella nostra casa, in macchina se siamo soli. Abbiamo bisogno sempre di riempire ogni spazio, il deserto ci richiama nel silenzio a svuotarci per fare spazio ad un parola. Il silenzio ci aiuta a prendere contatto con noi stessi, a dare un nome a ciò che viviamo, a prepararci ad un incontro.
Preparate, una battesimo di conversione predicava Giovanni Battista, cioè di ritornare a Dio, tornare a guardare il suo volto perché con il peccato abbiamo girato le spalle a lui.
Ritornare a lui colmando, spianando e raddrizzando le nostre strade, le nostre vite.
Ci sono da colmare dei burroni fatti di ingiustizie, di violenze, esclusioni. Ma anche da ferite mai guarite, abbandoni patiti o inflitti, paure, solitudini…
Ci sono montagne da spianare, fatte di orgoglio e superbia, il dire ho sempre ragione io, sbagli sempre; fatti di rancori che si portano avanti da anni che ormai hanno costruito ali muri.
Ci sono strade da raddrizzare fatte dalle nostre fragilità, peccati, errori con i quali facciamo fatica convivere.
Ecco allora l’importanza del silenzio perché ci permette di accogliere una parola che ci aiuta a vedere di quale lavoro ha bisogno la nostra strada, cosa colmare, spianare o raddrizzare.
Questo perché ogni uomo possa vedere la salvezza di Dio, possa sperimentare la presenza la sua presenza che porta vita.