Salutando una famiglia che partiva per un campo mi è venuto spontaneo dire: “Siete pronti?”
E’ l’invito di oggi di Gesù, essere pronti per che cosa, o per chi? Nella vita sperimentiamo tante volte che non siamo pronti, magari quando ci capita una prova, la perdita di una persona cara, no siamo pronti a volte a cogliere la bellezza i segni della presenza di Dio.
Gesù ci invita ad essere pronti per un incontro, ci invita all’attesa di un incontro. Noi lo diciamo ogni domenica nel credo: E di nuovo verrà nella gloria per giudicare i vivi e i morti.
E’ l’attesa di un incontro con il volto di Dio che Gesù ci ha mostrato. Quando avverrà questo incontro per noi? Nel passaggio della nostra morte qui è traguardata la nostra vita. Che bello se potessimo vivere l’attesa di questo incontro come un bambino che aspetta i genitori dopo un lungo tempo e quando li vede gli corre incontro in un abbraccio.
Vivere così l’incontro correre incontro all’abbraccio di Dio perché l’abbiamo riconosciuto e gustato in questa vita. Quei servi sono svegli attenti a non lasciarsi portar via questa opportunità. C’è il rischio reale, come abbiamo sentito dal vangelo di addormentarci, il rischio che questo incontro sia come la venuta die ladri, inaspettata, che ci porta via la vita.
Quali sono questi rischi: lasciarci prendere dalle cose da fare, dall’accumulare per essere sicuri, dall’investire su ciò che poi veramente non dura. L’invito è investire nelle relazioni, nel vivere la condivisone. Imparare ad ascoltarci significa vedere dov’è attaccato il nostro cuore. E’ il rischio di lasciarci rubare la vita perché ci preoccupiamo prima del fare che dell’essere. Ci viene chiesto di essere efficienti, produttivi.
E’ il vivere mangiando e bevendo, cioè consumando cose, persone relazioni e basta.
Cosa può significare essere pronti?
Prendere consapevolezza della bellezza del dono della vita, la dignità, l’unicità di ognuno. Gustare la vita, quello che abbiamo frutto anche delle nostre fatiche, lavoro, e insieme imparare a condividere con chi non ha, questo significa costruirsi borse che non invecchiano.
Essere pronti è la fede di mettere a disposizione quello che sono, è donare il bello che ognuno è per il bene la vita dell’altro, se teniamo strette le cose, le persone le perdiamo.
In questo incontro c’è una sorpresa: se siamo pronti lui ci accoglierà e passerà a servirci. Ecco il volto di Dio da imparare a riconoscere: nei gesti di servizio, nel dono incondizionato di se per la vita nostra.
SVEGLIAMOCI dal torpore di voler avere sempre di più, dell’apparire, del lamentarci… e impariamo ad andare a ciò che conta a ciò che riempie la vita, che sa di prendersi a cuore e cura delle situazioni di bisogno, servi gli uni degli altri su modello di Gesù questo da pienezza ed eternità.
Svegliamoci, per imparare a gustare l’incontro con Dio già in ogni gesto di dono, di cura di servizio offerto e ricevuto già in questa vita.