L’invito delle letture di questa domenica è quello di fare un salto. Quando cambia un parroco sia lui che le comunità parrocchiale sono chiamati a fare un salto di fiducia, di coraggio di disponibilità. Mi sembra bello allora in questo memento fermarci, e guardare il cammino fatto insieme in questi anni affinché ciascuno possa trovare lo slancio necessario per compiere il proprio salto.
Ci sono due espressioni di due salmi che mi hanno accompagnato in queste settimane, ogni volta che vado a salutare mamma e papà in cimitero, scritte sulle lapidi: Benedici il Signore anima mia, Salmo 102 e Gustate e vedete com’è buono il Signore, salmo 33.
Oggi nel salutarvi, pur certo (non certo a cuor leggero) nella fatica e sofferenza presenti in questo momento, sento proprio di benedire il Signore perché in questi ho gustato e visto la sua bontà.
Parto dalla mia famiglia, per il dono della vita, dal loro accompagnarmi dal cielo e in terra dalla famiglia di mio fratello, e quella allargata degli amici.
Ho visto e gustato la sua bontà nella vostra accoglienza nella mia prima esperienza da parroco. Sono convinto che accoglierete allo stesso modo don Maurizio.
Con voi ho camminato nella fede, ho ricevuto testimonianze belle di vita donata, di generosità disponibilità e collaborazione (penso in particolare a tutti gli operatori pastorali). Due parrocchie sono come due figli, i genitori lo sanno, sono diversi ma in questi anni ho assaporato le vostre ricchezze di umanità, storie diverse, cammini diversi. Abbiamo gioito insieme quando era il tempo di farlo e allo stesso tempo condiviso fatiche, sofferenze e lacrime. Bello perché in questo modo ho gustato la bontà di Dio.
Bontà che si è manifestata anche nell’accoglienza dei miei limiti o modi di fare che sicuramenti hanno ferito o creato incomprensioni in alcuni momenti, per i quali chiedo anche perdono. Assicuro che la misericordia reciproca vissuta è sempre capace di far ripartire le persone e aprirle a nuovi orizzonti.
Bontà respirata nei nostri bambini delle scuole dell’infanzia e nella passione educativa delle insegnanti e personale.
Bontà respirata nel cammino con i nostri ragazzi nella catechesi, è bello vedere crescere nella fede i ragazzi e che scoprono la bontà e l’amore di Dio per loro.
Bontà gustata con i gruppi di azione cattolica, nelle esperienze del grest, con i giovani. Abbiamo condiviso cammini dove è stato bello vedere come vi siete aperti progressivamente al dono della vita.
Bontà vista e gustata nelle famiglie dove gioie e fatiche non mancano, e dove nel modo che avete intrapreso percorsi nuovi inaspettati mi avete donato una bella testimonianza di fede concreta.
Bontà che ho respirato visitando i nostri ammalati e anziani. E’ stato bello entrare nelle vostre case, ed edificante vedere nelle nostre famiglie la cura verso di loro. Ringrazio per la bella testimonianza dei nostri ammalati, li ricordiamo e so che in loro c’è una fonte continua di preghiera.
Ringrazio perché in queste settimane ho accolto il vostro ringraziarmi più che per quello che ho fatto, ma soprattutto per quello che sono stato in mezzo a voi. Questo è per me un bel frutto di fede e di testimonianza della buona notizia del vangelo. Inoltre come dicevo sono contento perché non ho rimpianti in questi anni vissuti insieme, potevo fare di più o altro… ho gustato la gioia di spendermi per il bene delle comunità, della gente attraverso le varie vicende della vita.
Vorrei condividere con voi alcune espressioni di un amico prete nell’omelia nel giorno della mia prima messa: Da parroco spesso mi sono detto: “Non avere paura di essere con loro e come loro, un amico: non tenere le distanze!… Amico di tutte le persone che Lui ti farà incontrare e che tu dovrai aiutare ad incontrarlo come amico e fonte della loro gioia!”.
Il prete, ed il parroco in particolare, è un capocordata.
Ogni vero capocordata sa che non si porta nessuno in vetta, con gioia, se non c’è condivisione; al punto che, nelle vie difficili, neanche il capo arriva se non è assicurato dal secondo! E può capitare che sia il secondo a portare il primo…
Nella vita del prete-amico, quando davvero si cammina insieme alla gente, la parrocchia diventa una realtà bellissima, perché succede spesso che, ora ti porto io, poi mi porti tu! In cielo, credo proprio, si arrivi insieme.
Tu porti loro e loro portano te!
Appena prete risuonavano in me come belle e promettenti espressioni, oggi, grazie al cammino con voi, sono diventate una squisita realtà. In cielo, cioè gustare la bontà e la bellezza di Dio, credo proprio si arrivi insieme.
Io ho portato voi e voi avete portato me.
Grazie e buon cammino.
Don Federico