Una prima cosa che insegnano ai bambini è contare… Un tale va da Gesù è gli chiede di imparare a contrare, cosa devo fare per avere la vita eterna. Cosa devo fare per essere felice, avere una vita da Dio? E’ una domanda che fa emergere una mancanza, il tale non è soddisfatto dei sui giorni, della sua vita, forse non ha trovato il gusto vero della vita. Imparare a contare i nostri giorni significa acquistare un cuore saggio, cioè un cuore che sa dare un valore vero alle cose, ai beni, alle persone alla vita stessa.
Per imparare a contare, a trovare un senso alla vita oggi non è scontato che andiamo da Gesù, ci sono tanti altri maestri nella vita.
Gesù da delle indicazioni, intanto parte dai comandamenti. Ho già osservati… non bastano i comandamenti che pure sono quelle indicazioni che servono a mantenere e trasmettere vita. Sono importanti ma non bastano a dare pienezza…
E allora avviene una esperienza che ci aiuta ad imparare a contare i nostri giorni, ci aiuta a dare senso e valore alla vita.
Gesù fissa quel tale (possiamo essere noi). Sentire lo sguardo di qualcuno su di noi significa sentirsi importanti, preziosi agli occhi degli altri. Tu sei importante per me. Va vendi quello che hai e dallo ai poveri poi vieni e seguimi. In questo comando Gesù ci offre il criterio per cogliere dove sta la vera ricchezza, che consiste non nell’accumulare sempre di più ma nel condividere. Accettare la via dell’essere mancanti perché si condivide e in questo condividere si riceve e si crea comunione. Il fatto di dare, di essere mancante mi apre a una reazione di comunione che è costituita da un dare e ricevere.
Proviamo a contare i nostri giorni e guardare se sono abitati da questo criterio? Oppure se subentra di più la paura di perdere, di sentirsi sempre più sicuri perché abbiamo possediamo sempre più beni, mezzi, pensando così di bastare a noi stessi di essere apposto davanti a Dio e agli altri.
Quel tale se ne va via triste, col volto scuro perché aveva fondato la sua ricerca di pienezza di vita sull’avere sempre di più e non sul creare comunione attraverso un dare e accogliere. Dov’è attaccato il nostro cuore? Quali paure abbiamo nel dare?
Questo può diventare lo stile della nostra comunità dove impariamo non a voler sempre di più o a voler dimostrare, primeggiare, ma dove impariamo a non aver paura di essere mancanti, a non aver paura di dare, di far circolare, capacità, doni, mezzi per il bene di tutti e allo stesso tempo accogliere quello che altri mettono in circolo.
E’ vero, dalla mia esperienza personale se ti fidi di dare il Signore ti fa ritornare indietro ben oltre le proprie attese e paure. Allora saziaci Signore con il tuo amore e gioiremo per tutti i giorni della nostra vita.