La prima letture di oggi l’esperienza della malattia di Giobbe, la suocera di Pietro, le tante persone malate portate da Gesù, ci riportano all’esperienza del limite umano, al nostro essere creature, alla nostra fragilità che tante volte facciamo fatica ad accettare.
La notte si fa lunga e sono stanco di rigirarmi fino all’alba… quante volte non si dorme per pensieri, preoccupazioni, o pesi e sofferenze che portiamo nel cuore?
Ed è faticoso accettare il limite umano, il non poter fare più come si vuole, il portare avanti una situazione pesante, a volte indurisce il cuore lo rende insensibile. Altre volte pensiamo che una sofferenza che viviamo sia un castigo di Dio, una conseguenza negativa dei nostri sbagli…
Di fronte a tutto ciò la buona notizia del vangelo di oggi è questa, davanti all’umanità bisognosa Gesù si accende, si fa presente e agisce. Quasi a dire che ogni limite umano è lo spazio di Dio, lo spazio dove lui si lascia attrarre per manifestare la sua potenza di vita.
Lo dimostra prima con la suocera di Pietro, Gesù va contro la legge, i buoni costumi e mette davanti le necessità di quella donna, guarisce di sabato, e non poteva; una maestro che tocca una donna, e poi si fa servire da essa era inaccettabile.
Potremmo così cogliere un altro aspetto, se il limite, la fragilità umana è lo spazio di Dio, guardiamo in maniera diversa i nostri limiti, trasformiamoli da ostacoli a opportunità dove si possa manifestare la potenza di vita di Dio.
Questo può avvenire attraverso alcuni passaggi:
gli parlarono SUBITO di lei, cioè intercedere per quella persona, portala davanti a Gesù, pregare per lei, chiedendo quale sia la propria parte da fare, non lasciare che passi tempo…
Gesù si avvicina, farsi vicino a chi vive un momento di sofferenza, a chi sta sperimentando il proprio limite, a chi ha una ferita aperta a chi ha un peso che lo schiaccia.
Prendere per mano e far alzare, è il coraggio di toccare, di coinvolgersi, di dire è roba mia, posso fare qualcosa per questa situazione, è far rialzare una persona dal baratro della solitudine che schiaccia.
Al mattino quando era ancora buio Gesù si ritira in un luogo a pregare… Gesù va alla sorgente, anche lui sperimenta il limite di non guarire tutti, sente la necessità di capire la direzione da prendere, anche se tutti lo cercano lui cambia direzione, non ha paura di deludere.
Gesù si concede questo tempo di preghiere, di intimità con il Padre per rigenerarsi, per trovare luce sulle scelte da fare, per capire com’è chiamato a portare la buona notizia del vangelo, del Dio vicino all’umanità; viviamo così anche noi la preghiera?
La preghiera è un momento nel quale entriamo in noi stessi e con l’aiuto di Dio possiamo far emergere il bello che c’è in noi, far emergere la verità di noi?
Se viviamo questi passaggi ecco che allora la malattia, il limite umano diventano occasioni dove posso lasciarmi voler bene e continuare a voler bene agli altri. Risanaci Signore Dio della vita.