Il vangelo di oggi ci presenta Gesù che si arrabbia, cosa può centrare questo con il filo della gratuità?
Il motivo scatenante la rabbia di Gesù sta in quelle parole che dice: “Non fate della casa del Padre mio un mercato”.
Gesù se la prende a morte con il modo di vivere la relazione con il Padre alla stessa maniera di come si va al mercato: la legge scadente del baratto dove tu dai qualcosa a Dio perché lui dia qualcosa a te. E’ la logica del vendere e comprare, compro una messa, accendo una candela, ho fatto un rito, ho assolto un compito, “pagato una tassa” e sono apposto. Oppure cerco di piegare Dio per le mie esigenze magari pagando, facendo un sacrificio e così mi ritengo apposto. Dio è diventato oggetto di compravendita. I furbi lo usano per guadagnarci, i devoti per guadagnarselo.
Questo può succedere anche con le persone, è facile improntare le relazioni sulla logica del mercato, se mi conviene lo faccio, me lo tengo amico. E’ la logica dell’interesse personale, del sfruttare persone affetti, corpi magari per fare guadagno.
Gesù non ci sta, non fa finta di niente, la sua reazione ci dice che c’è una novità alla quale dobbiamo aprirci e accogliere se non vogliamo rimanere chiusi dentro le logiche mercantili.
Ecco che rilancia un nuovo principio con il quale vivere la relazione con Dio e tra di noi usando queste parole: “Distruggete questo tempio e in tre giorni io lo farò risorgere.” In questa espressione si mostra il principio della gratuità.
Il primo aspetto di questa gratuità è che Dio non chiede più sacrifici, misericordia io voglio e non sacrificio, perché è Dio stesso che attraverso Gesù si sacrifica per noi. Non dobbiamo guadagnarci l’amore la misericordia di Dio ma solo accoglierla. Questo ci spiazza perché rompe ogni logica di merito, di dovere e ci porta ad accoglierci con la nostra fragilità.
Il secondo aspetto per vivere la gratuità nelle relazioni è l’impegno, mi devo mettere in gioco, non posso delegare, recitare, ma devo sporcarmi le mani a rischio anche di sbagliare.
Poi Gesù ci insegna nelle relazioni che lui ha vissuto la parità, imparare a rispettare la propria individualità di uomo e di donna e la diversità.
Poi la reciprocità, l’esserci l’uno per l’atro nel dono reciproco. E’ vivere nelle relazioni la dimensione del dare ma anche essere disponibili a ricevere. Questo diventa condivisione dei propri sentimenti, valori, imparare a perdonare gli errori, cogliere il bello dell’altra persona e promuoverlo, accettare i propri limiti personali.
Gesù è venuto a portare una nuova Pasqua: non quella dei sacrifici, ma quella che lui si dà a noi perché abbiamo vita e questo rovescia ogni nostro criterio di interesse personale per vivere le relazioni con Dio e tra di noi. Lui diventa il nuovo tempio, luogo di incontro di Dio, possiamo dire che quando viviamo la gratuità che Gesù ci ha mostrato li diventiamo anche noi casa di Dio, sua presenza di vita in questa terra, nelle nostre relazioni.