foglietto n. 33/2021
Domenica 8 Agosto 2021
XIX Tempo ordinario
Prenotazione delle Messe per i defunti: in canonica negli orari di apertura e in sacrestia prima e dopo le celebrazioni;
Domenica prossima 15 Agosto la Chiesa celebra la Festa dell’Assunta – alle S. Messe affideremo a Maria le nostre famiglie, la Chiesa diocesana e chiederemo alla Madre del Signore la serenità per il mondo intero, in cui si soffre a motivo della pandemia;
Diocesi di Treviso: Settimana Biblica: dal 16 al 20 agosto – Azione Cattolica: Campo Base per educatori Acr e Acg a Caviola dal 14 al 21 Agosto;
Celebrazione comunitaria ANNIVERSARI di MATRIMONIO 2021
Domenica 19 settembre S. Messa ore 10.30 a Silvelle
Domenica 26 settembre S. Messa ore 11.00 a S. Ambrogio
Dopo l’estate, vogliamo far festa con gli Sposi che quest’anno festeggiano l’anniversario di matrimonio dal 20° al 60° anno e oltre. È prezioso ricordare nella comunità gli sposi che celebrano una tappa importante di vita insieme.
N.B Si può dare adesione in sacrestia dopo le Messe e in canonica negli orari di apertura (ref. S. Ambrogio Annalisa cell. 339 1428437 – ref. Silvelle Claudia cell. 349 3654641) entro domenica 5 settembre
Comunicato della Chiesa Italiana: Per le celebrazioni che si svolgono in Chiesa non è chiesto nessun green pass per la partecipazione dei fedeli, solo il rispetto delle regole: mascherina e distanziamento tra le persone che non sono dello stesso nucleo familiare.
Gesto di Carità: CESTO della CONDIVISIONE in Chiesa (aiuto alle famiglie del territorio, si portano generi di prima necessità riso, legumi, scatolame) verranno distribuiti al sabato pomeriggio presso il Centro Caritas a Levada;
ORATORIO ESTATE 2021 – per i ragazzi:
* S. Ambrogio: aperto pomeriggio ore 16.00 – 21.30 campi da gioco e Beach Volley;
domeniche di agosto resta chiuso l’Oratorio di S. Ambrogio riaprirà in settembre;
* Silvelle – Oratorio: aperto al pomeriggio ore 17.00 – 21.30 spazi esterni; il Campo da Tennis viene ultimato in questi giorni e poi è possibile giocare su prenotazione;
COMMENTO AL VANGELO
Così Gesù è pane di vita e forza d’attrazione
di E. Rocchi
Vangelo di Giovanni (6,41-51)
In quel tempo, i Giudei si misero a mormorare contro Gesù perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?». Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno». […]
Io sono il pane disceso dal cielo. In una sola frase Gesù raccoglie e intreccia tre immagini: pane, cielo, discendere. Potenza della scrittura creativa dei Vangeli, e prima ancora del linguaggio pieno di immaginazione e di sfondamenti proprio del poeta di Nazaret. Io sono pane, ma non come lo è un pugno di farina e di acqua passata per il fuoco: pane perché il mio lavoro è nutrire il fondo della vita. Io sono cielo che discende sulla terra. Terra con cielo è giardino. Senza, è polvere che non ha respiro. Nella sinagoga si alza la contestazione: ma quale pane e quale cielo! Sappiamo tutto di te e della tua famiglia…
E qui è la chiave del racconto. Gesù ha in sé un portato che è oltre. Qualcosa che vale per tutta la realtà: c’è una parte di cielo che compone la terra; un oltre che abita le cose; il nostro segreto non è in noi, è oltre noi. Come il pane, che ha in sé la polvere del suolo e l’oro del sole, le mani del seminatore e quelle del mietitore; ha patito il duro della macina e del fuoco; è germogliato chiamato dalla spiga futura; si è nutrito di luce e ora può nutrire. Come il pane, Gesù è figlio della terra e figlio del cielo. E aggiunge una frase bellissima: nessuno può venire a me se non lo attira il Padre che mi ha mandato. Ecco una nuova immagine di Dio: non il giudice, ma la forza di attrazione del cosmo, la forza di gravità celeste, la forza di coesione degli atomi e dei pianeti, la forza di ogni comunione. Dentro ciascuno di noi è al lavoro una forza instancabile di attrazione divina, che chiama ad abbracciare bellezza e tenerezza. E non diventeremo mai veri, mai noi stessi, mai contenti, se non ci incamminiamo sulle strade dell’incanto per tutto ciò che chiama all’abbraccio.
Gesù dice: lasciate che il Padre attiri, che sia la comunione a parlare nel profondo, e non il male o la paura. Allora sì che “tutti saranno istruiti da Dio”, istruiti con gesti e parole e sogni che ci attraggono e trasmettono benessere, perché sono limpidi e sani, sanno di pane e di vita. Il pane che io darò è la mia carne data per la vita del mondo. Sempre la parola “vita”, martellante certezza di Gesù di avere qualcosa di unico da dare affinché possiamo vivere meglio. Ma non dice il mio “corpo”, bensì la mia “carne”. Nel Vangelo di Giovanni carne indica l’umanità originaria e fragile che è la nostra: il verbo si è fatto carne. Vi do questa mia umanità, prendetela come misura alta e luminosa del vivere. Imparate da me, fermate l’emorragia di umanità della storia. Siate umani, perché più si è umani più si manifesta il Verbo, il germe divino che è nelle persone. Se ci nutriamo così di vangelo e di umanità, diventeremo una bella notizia per il mondo.