foglietto n. 31/2020
2 Agosto 2020 – XVIII Domenica del Tempo Ordinario
PULIZIE Sospese
ORARIO DELLE MESSE NEI MESI ESTIVI
Gli orari delle messe fino a domenica 30 agosto: a Silvelle ore 8.00 e 11.00; a S. Ambrogio ore 9.30.
RIAPERTURA CAMPETTI DELL’ORATORIO
I campetti dell’oratorio sono nei giorni di lunedì, mercoledì e venerdì dalle 16.00 alle 18.30. Referenti sono Roberto Fardin 393 136 1885; Danillo Pizzolato 340 928 3856.
BUSTE PARROCCHIALI
Sto raccogliendo ancora le vostre buste parrocchiali, ringrazio quanti contribuiscono secondo coscienza e possibilità per il bene della comunità.
Inoltre si può sostenere il pagamento dei lavori del sagrato attraverso:
1) Una pietra per il sagrato
Consiste nell’acquistare simbolicamente una o più pietre per il sagrato al costo di 50 euro l’una. Si possono acquistare anche con offerte straordinarie tramite bonifico bancario specificando la causale “una pietra per il sagrato”.
Di seguito gli estremi per il bonifico:
PARROCCHIA S. AMBROGIO DI GRION IBAN IT 24 Y 08327 62941 000000012690 presso BANCA DI CREDITO COOPERATIVO AG. TREBASELEGHE.
2) Prestiti Graziosi
E’ una modalità che permette di fare un prestito, che non matura interessi, alla Parrocchia e che verrà restituito dopo almeno 12 mesi su richiesta della famiglia donante. Il tutto verrà regolato attraverso l’accordo “Scrittura privata di prestito infruttifero”. Chi sceglie questa modalità deve rivolgersi personalmente al Parroco.
«I laici in parrocchia? Missionari nel quotidiano, non finti parroci»
Da Avvenire 24 luglio Il teologo don Asolan riflette sull’Istruzione vaticana sulla parrocchia.
«Quando si parla di parrocchia, non basta affidarsi alla logica dell’adattamento o della correzione. C’è bisogno di ripensare genialmente il rapporto della Chiesa con un territorio geografico e umano per favorire l’incontro autentico con le persone». Don Paolo Asolan è preside del Pontificio Istituto pastorale “Redemptor Hominis” voluto da Pio XII e collegato alla Pontificia Università Lateranense di Roma. Fra le mani ha l’Istruzione vaticana sulla “Conversione pastorale della comunità parrocchiale al servizio della missione evangelizzatrice della Chiesa” curata dalla Congregazione per il clero. E si sofferma proprio su quella conversione sollecitata a più riprese da papa Francesco. «Ciò che ha funzionato per secoli non è più attrattivo oggi: è sotto gli occhi di tutti – afferma il docente di teologia pastorale –. Perché, se la gente ha bisogno di pregare, va in un santuario o, se vuole mettersi in ricerca dell’assoluto, decide di affrontare il Cammino di Santiago? Forse la parrocchia non fa più quello che deve fare. Ma, come ci insegna Cristo, una toppa strappata da un vestito nuovo non sarà mai adeguata in uno vecchio. Questo per dire che serve un profondo cambiamento di approccio e di mentalità».
L’Istruzione mette in guardia da azzardi che rischiano di snaturare i connotati della parrocchia. Come quello di affidare la guida a un laico, quasi potesse essere contemplato un “parroco laico”. E il testo vieta che un diacono, un consacrato o un laico sia definito «co-parroco», «pastore», «cappellano», «coordinatore», «responsabile parrocchiale». Al massimo, e in casi straordinari, può essere chiamato alla «partecipazione all’esercizio della cura pastorale», mai alla guida. «Il documento – spiega lo studioso – intende ribadire i caratteri costitutivi della comunità cristiana a fronte di sperimentazioni che, ad esempio, prevedono laici o équipe a capo di una parrocchia. Anche in questo caso spicca l’intento di arrangiare: il laicato viene adattato a un ruolo che non gli compete».
Altrettanto superata è la visione che riduce i compiti della comunità a un «trinomio ormai obsoleto», sostiene don Asolan: evangelizzazione, liturgia e carità. «Non sono tre ambiti d’impegno ecclesiale ma dimensioni che attraversano tutto quanto compie la Chiesa», chiarisce il docente. E prosegue: «Invitare a essere parrocchie missionarie non vuol dire considerare la missione un ulteriore campo di azione che quasi si aggiunge ad altri. Significare dare nuova forma al volto della comunità. Perciò la vera conversione chiede alla parrocchia di entrare nella vita di tutti i giorni, dove si affrontano le questioni del lavoro, dell’amore, dell’educazione e non semplicemente di strutturare diversamente ciò che è stato finora fatto».
(Continua nel prossimo foglietto)
AVVISI DELLA COLLABORAZIONE
ORARIO SS. MESSE NELLE PARROCCHIE DELLA COLLABORAZIONE
COMMENTO AL VANGELO
È un dono il pane del Signore e va donato
di E. Rocchi
Vangelo del pane che trabocca dalle mani, dalle ceste. Segno da custodire con particolare cura, raccontato per ben sei volte dai Vangeli, carico di promesse e profezia.
Gesù vide la grande folla, sentì compassione di loro e curò i loro malati. Tre verbi rivelatori (vide, sentì, curò) che aprono finestre sui sentimenti di Gesù, sul suo mondo interiore. Vide una grande folla, il suo sguardo non scivola via sopra le persone, ma si posa sui singoli, li vede ad uno ad uno. Per lui guardare e amare sono la stessa cosa. E la prima cosa che vede alzarsi da tutta quella gente e che lo raggiunge al cuore è la loro sofferenza: e sentì compassione per loro. Gesù prova dolore per il dolore dell’uomo, è ferito dalle ferite di chi ha davanti, ed è questo che gli fa cambiare i programmi: voleva andarsene in un luogo deserto, ma ora chi detta l’agenda è il dolore dell’uomo, e Gesù si immerge nel tumulto della folla, risucchiato dal vortice della vita dolente. Primo viene il dolore. Il più importante è chi patisce: nella carne, nello spirito, nel cuore. E dalla compassione fioriscono miracoli: guarì i loro malati. Il nostro tesoro più grande è un Dio appassionato che patisce per noi.
Il luogo è deserto, è ormai tardi, questa gente deve mangiare… I discepoli alla scuola di Gesù sono diventati sensibili e attenti, si prendono a cuore le persone. Gesù però fa di più: mostra l’immagine materna di Dio che raccoglie, nutre e alimenta ogni vita, e incalza i suoi: Voi stessi date loro… Le emozioni devono diventare comportamenti, i sentimenti maturare in gesti. Date da mangiare: «La religione non esiste solo per preparare le anime per il cielo: sappiamo che Dio desidera la felicità dei suoi figli anche su questa terra» (Evangelii gaudium 182). Dacci il pane noi invochiamo, donate ribatte Lui. Una religione che non si occupi anche della fame è sterile come la polvere. Il miracolo del pane è raccontato come una questione di mani. Un moltiplicarsi di mani, più che di pane. Che passa di mano in mano: dai discepoli a Gesù, da lui ai discepoli, dai discepoli alla folla. Allora apri le tue mani. Qualunque sia il pane che tu puoi donare, non trattenerlo, apri il pugno chiuso. Imita il germoglio che si schiude, il seme che si spacca, la nuvola che sparge il suo contenuto. Che diritto hanno i cinquemila di ricevere pane e pesce? L’unico loro titolo è la fame. E il pane di Dio, quello delle nostre eucaristie, non impoveriamolo mai all’alternativa meschina tra pane meritato o pane proibito: esso è il pane donato, con lo slancio della divina compassione. Pane gioioso e immeritato, per i cinquemila quella sera sulla riva del lago, per tutti noi sulla riva di ogni nostra notte.
(Letture: Isaìa 55,1-3; Salmo 144; Romani 8,35.37-39; Matteo 14,13-21)