foglietto n. 32/2020
16 Agosto 2020 – XX Domenica del Tempo Ordinario
MATRIMONIO Sabato 29 agosto alle ore 11 matrimonio di Pavan Luca e Gatti Veronica. Li ricordiamo e accompagniamo con la nostra preghiera.
ORARIO DELLE MESSE NEI MESI ESTIVI fino a domenica 30 agosto: a Silvelle ore 8.00 e 11.00; a S. Ambrogio ore 9.30.
Ricordiamo che per l’accesso alla chiesa è necessario igienizzarsi le mani, sedersi sui banchi o sulla sedia dove è indicato da un segna posto, e tenere la mascherina per tutto il tempo della celebrazione. L’accesso alla chiesa è dalla porta centrale, per chi ha dei problemi e per le carrozzine è dalla porta laterale verso il campanile.
Esortiamo tutti ad avere pazienza e a sopportare gli inevitabili disagi, compreso quello di non poter entrare in chiesa se i posti fossero tutti occupati.
RIAPERTURA CAMPETTI DELL’ORATORIO
I campetti dell’oratorio sono nei giorni di lunedì, mercoledì e venerdì dalle 16.00 alle 18.30. Referenti sono Roberto Fardin 393 136 1885; Danillo Pizzolato 340 928 3856.
BUSTE PARROCCHIALI
Sto raccogliendo ancora le vostre buste parrocchiali, ringrazio quanti contribuiscono secondo coscienza e possibilità per il bene della comunità.
Inoltre si può sostenere il pagamento dei lavori del sagrato attraverso:
1) Una pietra per il sagrato
Consiste nell’acquistare simbolicamente una o più pietre per il sagrato al costo di 50 euro l’una. Si possono acquistare anche con offerte straordinarie tramite bonifico bancario specificando la causale “una pietra per il sagrato”.
Di seguito gli estremi per il bonifico:
PARROCCHIA S. AMBROGIO DI GRION IBAN IT 24 Y 08327 62941 000000012690 presso BANCA DI CREDITO COOPERATIVO AG. TREBASELEGHE.
2) Prestiti Graziosi
E’ una modalità che permette di fare un prestito, che non matura interessi, alla Parrocchia e che verrà restituito dopo almeno 12 mesi su richiesta della famiglia donante. Il tutto verrà regolato attraverso l’accordo “Scrittura privata di prestito infruttifero”. Chi sceglie questa modalità deve rivolgersi personalmente al Parroco.
Il gigante ha i piedi di argilla
di don Davide Schiavon direttore Caritas diocesana
La pandemia, che sta ancora segnando in maniera drammatica questo nostro tempo, ci aveva provocato a rivedere i nostri stili di vita e a mettere in discussione un modello di sviluppo che non è più sostenibile e che continua a generare ingiustizia ed iniquità. Stavamo comprendendo che il gigante (modello di sviluppo) era molto fragile, con basi non solide. Si era aperta una ferita che aveva fatto emergere l’importanza delle relazioni, della leggerezza, della solidarietà, del vicinato. Ai nostri cuori era arrivato il messaggio che anche oggi un mondo a misura di uomo è possibile, che cambiare è possibile se lo si sceglie veramente. Ed invece cosa sta accadendo? Passato (non del tutto) lo spavento, si sono innescate le solite dinamiche di individualismo, di potere, di prevaricazione verso i più deboli. Tutto sembra essere finito ancora una volta in un tritacarne che macina tutto in maniera inesorabile e continua. Si recitano i soliti copioni orientati a scaricare la colpa su qualcuno, a cercare il proprio interesse personale, a muovere la pancia della gente alla ricerca di un consenso che favorisca la scalata al potere.
Si continua ad esorcizzare la sofferenza e la morte, proclamando che “tutto andrà bene”, desiderando però in maniera malvagia, che questo sia solo per alcuni. Gli altri, soprattutto i poveri, non contano. La loro vita non è considerata. Si affibbia l’etichetta di “untori” ad alcune categorie di persone (come i migranti) dimenticando che fino a qualche mese fa il mondo intero ci considerava, come italiani, degli appestati.
Quanta tristezza e quanta amarezza nell’ascoltare i proclami di uomini politici e di potere che spadroneggiamo sulla scena di questo mondo fragile e ferito. Quanta rabbia nel sentire che la colpa ricade sempre sui più deboli, sui più poveri. Non sta cambiando nulla!!! Si cerca di fare il proprio interesse (economico, finanziario, politico, ecc.) sulla carne di chi è più vulnerabile.
L’immagine del buon samaritano che si china sulle ferite dell’umanità tante volte risulta sfocata e sbiadita, sembra vincente quella dell’avvoltoio che si fionda sui brandelli di un’umanità lacerata dall’egoismo e dall’indifferenza. Non possiamo più rimanere in silenzio (in obbedienza al politically correct), non possiamo rassegnarci ad essere guidati da chi continua a generare violenza, ingiustizia, discriminazione. Oggi, purtroppo, chi ci guida (o dovrebbe farlo) è completamente concentrato su se stesso e sulle proprie fantasie di “onnipotenza”.
Manca completamente di empatia, mostrandosi non in grado di riconoscere desideri, emozioni e bisogni dell’altro e, qualora qualcuno avanzasse delle richieste, con rabbia e disprezzo antepone le proprie, svalutando e ignorando quelle altrui. Difficilmente tollera le regole, viste come limitazioni al proprio potere e richiede anzi trattamenti di favore in virtù dell’unicità che si attribuisce: quando tuttavia questo non si verifica, diventa furioso e sprezzante. È la deriva antropologica che stiamo vivendo e che sta frantumando il concetto di bene comune, di fraternità … di umanità.
‘Il gigante ha i piedi d’argilla’. Non possiamo illuderci di resistere da soli, perché questo sistema travolge tutti! Ci corrode dentro, corrode la società, i tessuti sociali, le comunità, sfalda tutto. Se vogliamo fare resistenza, dobbiamo ritrovare la forza della comunità, dove vi sono rapporti veri di amicizia, di fraternità, di calore umano. L’intuizione cristiana è fondamentale ed è fondante: i volti! Ogni uomo è un volto, dobbiamo ripartire da qui e non dai soldi. Dobbiamo ripartire dall’uomo.
Occorre tenere a mente che la conversione è un appello personale: ogni uomo ha una propria chiamata, una propria vocazione, non possiamo forzatamente dirottare la vita verso strade che non rispondono a quella chiamata. Si tratta però di un appello personale, non individuale, perché ciascuno di noi è necessariamente parte di una struttura.
E se io dico che mi converto, ma non mi rendo conto che devo convertire la struttura e la società che stanno attorno a me, queste mi riporteranno ad essere quel pagano che ero prima. Dobbiamo iniziare a coniugare questo benedetto personale con lo strutturale e con il sociale! Se non lo facciamo tradiamo tutto. È fondamentale. Troppo della nostra esperienza, anche di Chiesa, è intimistica, è schizofrenia religiosa. L’esperienza cristiana ha una dinamica sociale, economica, politica.
“È vocazione del profeta tenere vivo il ministero del Sogno, continuare a proporre futuri alternativi al modello che l’impero vuole imporci come l’unico possibile”. Il Golia imperiale, ne sono profondamente convinto, ha i piedi d’argilla. Per farlo crollare abbiamo bisogno di tornare al punto dal quale siamo partiti: ai volti dei sofferenti, alla capacità di indignarci!
“Quello che a noi manca è una santa Collera, una santa Collera! La temerarietà che scaturisce dalla conoscenza di Dio e dell’umanità, la capacità di indignarsi quando la giustizia giace prostrata sulle strade e quando la menzogna furoreggia sulla faccia della terra, una santa collera contro tutto ciò che nel mondo è ingiusto. La collera contro il saccheggio della Terra del Signore e la distruzione del mondo di Dio, la collera perché i bambini devono morire di fame mentre le tavole dei ricchi si piegano sotto il peso delle vivande, la collera per l’indulgenza di tanti verso la Chiesa, che non si avvede di poter vivere solo grazie alla verità e ignora che la nostra paura sarà la morte di tutti noi. Quello che ci è necessario è di perseguire senza sosta quella temerarietà che saprà lanciare la sua sfida e di cercare di cambiare la storia umana finché essa giunga a conformarsi alle norme del Regno. Teniamo presente che i simboli della Chiesa cristiana sono sempre stati il leone, l’agnello, la colomba e il pesce, ma mai il camaleonte! Ricordiamoci anche: la Chiesa è il popolo che Dio si è scelto, ma coloro che sono scelti saranno riconosciuti in base alle loro scelte!” (Kai Munk).
AVVISI DELLA COLLABORAZIONE
ORARIO SS. MESSE NELLE PARROCCHIE DELLA COLLABORAZIONE
CORSO FIDANZATI PARROCCHIA DI PIOMBINO DESE
La parrocchia di Piombino Dese organizza l’itinerario di formazione al matrimonio cristiano che si tiene dal 20 settembre al 6 dicembre. Le iscrizioni devono pervenire non oltre il 5 settembre. Per le coppie di fidanzati interessate possono prendere il volantino in chiesa.
CARITAS della Collaborazione Centro di Ascolto di Levada – comunica che nel periodo 3 agosto – 4 settembre c.a., ogni attività è sospesa.
Si riprende sabato 5 settembre con la distribuzione della “borsa generi alimentari” dalle ore 14,45 alle ore 16,15.
Per eventuali emergenze è sempre attivo il recapito telefonico cell. 3664917663
COMMENTO AL VANGELO
Un cuore di madre che niente può fermare.
di E. Rocchi
La donna delle briciole, la cananea pagana, sorprende e converte Gesù: lo fa passare da maestro d’Israele a pastore di tutto il dolore del mondo. La prima delle sue tre parole è una preghiera, la più evangelica, un grido: Kyrie eleyson, pietà, Signore, di me e della mia bambina. E Gesù non le rivolge neppure una parola.
Ma la madre non si arrende, si accoda al gruppo, dice e ridice il suo dolore. Fino a che provoca una risposta, ma scostante e brusca: sono venuto per quelli di Israele, e non per voi. Fragile ma indomita, lei non molla; come ogni vera madre pensa alla sua bambina, e rilancia. Si butta a terra, sbarra il passo a Gesù, e dal cuore le erompe la seconda preghiera: aiutami!
E Gesù, ruvido: Non si toglie il pane ai figli per gettarlo ai cani. Ed ecco l’intelligenza delle madri, la fantasia del loro amore: è vero, Signore, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni. Fai una briciola di miracolo, per noi, i cagnolini del mondo! È la svolta del racconto. Dolcemente, la donna confessa di essere là a cercare solo briciole, solo avanzi, pane perduto. Potentemente, la madre crede con tutta se stessa, che per il Dio di Gesù non ci sono figli e no, uomini e cagnolini. Ma solo fame e creature da saziare; che il Dio di Gesù è più attento al dolore dei figli che al loro credo, che preferisce la loro felicità alla fedeltà. Gesù ne è come folgorato, si commuove: Donna, grande è la tua fede! Lei che non va al tempio, che non legge le Scritture, che prega gli idoli cananei, è proclamata donna di grande fede. Non conosce il catechismo, eppure mostra di conoscere Dio dal di dentro, lo sente pulsare nel profondo delle ferite del suo cuore di madre. Lei sa che «fa piaga nel cuore di Dio la somma del dolore del mondo» (G. Ungaretti).
Il dolore è sacro, c’è dell’oro nelle lacrime, c’è tutta la compassione di Dio. Può sembrare una briciola, può sembrare poca cosa la tenerezza di Dio, ma le briciole di Dio sono grandi come Dio stesso. Grande è la tua fede!. E ancora oggi è così, c’è molta fede sulla terra, dentro e fuori le chiese, sotto il cielo del Libano come sotto il cielo di Nazaret, perché grande è il numero delle madri del mondo che non sanno il Credo ma sanno che Dio ha un cuore di madre, e che misteriosamente loro ne hanno catturato e custodito un frammento. Sanno che per Lui la persona viene prima della sua fede. Avvenga per te come desideri.
Gesù ribalta la domanda della madre, gliela restituisce: sei tu e il tuo desiderio che comandate. La tua fede e il tuo desiderio di madre, una scheggia di Dio, infuocata (cfr. Cantico 8,6), sono davvero un grembo che partorisce miracoli.