E’ risorto non è qui…
Risorgere significa rialzarsi, rimettere in piedi, ritornare alla vita.
Non è facile rialzarsi, rimettersi in piedi dopo una caduta, un fallimento, una prova o di fronte alla morte.
La liturgia di oggi con i gesti le parole, la luce ci parla di rinascita di ripartenza…
Mi colpiva venerdì mattino entrando in cimitero il viale fiorito, la vita che riprende…
Non è qui andate in Galilea… Gesù non è rimasto nella tomba, nel sepolcro, vi è passato per portare vita.
C’è una forza più grande della morte, della violenza delle ingiustizie che è capace di far rotolare via la pietra dal sepolcro, è la forza della fiducia, del perdono, dell’ascolto della gratuità e del sacrificio, è la forza della relazione che crea legami veri.
In questo triduo abbiamo ripercorso come Gesù si è fidato del Padre perché era in ascolto di lui, ha vissuto la gratuità del perdono e del sacrificio di sé capace di trasformare la morte in luogo di vita perché abitato dalla sua presenza.
Anche noi siamo chiamati a vivere da risorti perché Gesù ha condiviso la nostra condizione di morte ha creato un legame che porta vita.
Questo ha fatto sì di non essere mai soli, ogni nostra morte, solitudine, fallimento è abitato da lui.
Chi ci rimette in piedi, chi ci fa risorgere se non il viverci in relazione con gli altri il non essere soli accogliendoci come creature.
Deponiamo il telo che abbiamo intrecciato nel periodo delle Quaresima sull’altare, per chiedere la forza a Cristo di vivere da risorti, cioè di rischiare ogni giorno pur con le nostre fragilità e debolezze di creare dei legami che sostengono, che rimettono in piedi che ci fanno cantare che la vita è più forte delle morte.
Ci dia la forza di far rotolare via tutte quelle pietre dei nostri sepolcri, per lasciare entrare una parola una presenza di luce, comprensione accoglienza che porta vita e ci toglie dalla pretesa di bastare a noi stessi.
Cristo è risorto, lasciamoci rimettere in piedi per portare vita.