Oggi giornata del ringraziamento è una opportunità per fermarci e imparare a dire grazie. Ringraziare è un grande atto che forse stiamo perdendo, in quanto significa riconoscere che in ultima istanza quello che abbiamo, frutto anche del nostro lavoro e capacità è dono.
Saper ringraziare è indice di una sapienza del cuore.
La sapienza che significa dare il giusto valore, il saper gustare ciò che veramente conta. Noi ringraziamo Dio per quanto ci ha donato, da tutto ciò che ci circonda, alle nostre capacità i lavoro, talenti.
La sapienza è saper riconoscere che tutto ciò che ci è donato è traguardato a fare esperienza di Dio del suo amore.
Gesù esprime questo con l’immagine dell’INCONTRO. Di queste vergini che attendono lo sposo che arrivi alla casa della sposa per prenderla con sé.
Un tratto di una sapienza del vivere è chiederci se la nostra vita la viviamo traguardata all’incontro definitivo con Dio. Con quel volto di Dio che abbiamo imparato in questa vita a riconoscerlo, gustarlo nei tanti doni che riceviamo, nei TANTI GRAZIE che siamo chiamati a vivere a dire ogni giorno. Se vivessimo così anche la morte assume contorni diversi è aprirci all’incontro con quel volto di Dio che abbiamo gustato in questa vita.
Come essere pronti a questo incontro? Abbiamo visto che cinque vergini sono sagge le altre cinque stolte perché non hanno con sé sufficiente olio per le lampade.
Questi due tipi di vergini mettono in luce due possibilità che abbiamo anche noi di vivere la vita. Lo sposo arriva nel pieno della notte, ritarda e arriva in maniera improvvisa. Così può succedere anche per noi, non sappiamo il giorno del nostro incontro definitivo, può essere anche in maniera improvvisa.
Allora c’è chi vive senza pensare mai a questo incontro. Buttandosi solo sulle cose da fare, lavoro, carriera, puntare sempre più in alto… Quanto una persona riesce a godere di tutto quello che ha?
Il rischio reale è di perdere l’appuntamento decisivo con il senso della vita, i segnali sono il pessimismo: niente conta, niente dura per sempre, il mondo è lo stesso… fatalismo, le cose vanno sempre male, oppure il carpe diem, poiché il domani è incerto, tanto vale approfittare di tutto e di tutti per spremere dalla vita ogni soddisfazione possibile. Tutto è lecito. Non è detto che se puntiamo a vivere così alla fine possiamo pensare di cavarcela, le vergini anche se chiedono rimangono senza olio. C’è il rischio reale di sprecare la vita non godendola in pieno perché abbiamo sbagliato dove puntare.
Le vergini sagge ci richiamano a un atteggiamento realista della vita, fatto sia di doni capacità, desideri di vivere incontri veri che realizzano. Fatto anche da una sana consapevolezza dei propri limiti, di quello che si è, infatti hanno portato con sé la scorta di olio: è affrontare con realismo la vita, consapevoli che c’è un incontro da vivere, che c’è un limite alla vita qui su questa terra.
Queste vergini ci insegnano a godere della vita, a vivere preparando questo incontro, e lo preparo mettendo a frutto tutto ciò che ho, gustando anche quello che ricevo dagli altri, dal creato.
L’invito allora a VEGLIARE, cioè essere svegli che qualcuno o qualcosa non ci porti via la vita, svegli nell’imparare a dire grazie perché abbiamo gustato i doni di Dio, svegli perché è stato bello fare la nostra parte in questo mondo per essere segno della sua presenza.