Il muro che ci accompagna in questa quaresima oggi si è sgretolato del tutto.
Il muro richiama anche le nostre cecità, il non riuscire a guardare oltre, più in profondità.
Il Vangelo di oggi proietta il nostro sguardo su un uomo cieco dalla nascita, bloccato nelle sue capacità, emarginato dagli altri, anzi considerato castigato da Dio per quella situazione (chi ha colpa se è così…?). Lo sguardo di Gesù si posa su quell’uomo. Richiama lo sguardo di Samuele sui figli di Iesse per vedere chi Dio ha scelto come re. L’uomo vede l’apparenza, Dio guarda con gli occhi del cuore. Lo sguardo di Gesù è lo sguardo di Dio che non si ferma all’apparenza, ma guarda con il cuore. Da questo sguardo nasce un incontro che porta alla luce, non solo fisica ma a una luce interiore che porta a credere in Gesù. Alcuni passaggi per arrivare alla luce.
Il primo: accorgersi che lo sguardo di Dio si posa sulle mie cecità. Penso non sia facile riconoscere la presenza di Dio in alcune situazioni di malattia, sofferenza, ma anche nella vita quotidiana. Non solo viviamo tirando avanti, si è sempre fatto così, c’è una sorta di pessimismo che aleggia (non guardo il più il telegiornale perché ci sono solo fatti negativi…). Cecità che può essere rimanere chiusi nelle proprie sicurezze, convinzioni mentali per non dirsi la verità, per giustificarsi, sono fatto così… La prima forma di cecità è presumere di vederci bene, o vedere solo con i nostri criteri… Lo sguardo di Gesù si posa sulla nostra cecità che causa sofferenza, chiusura, morte… e si avvicina senza giudicare. Questo ci aiuta a prendere coscienza delle nostre oscurità.
Il secondo passaggio dopo lo sguardo posato sulla cecità è di compiere un gesto di liberazione: sputa per terra fa del fango… vai a lavarti. Un gesto di Gesù dove il cieco è coinvolto, si fida di una parola di Gesù e ottiene la vista. Diventa un’altra persona, può muoversi, può vivere a pieno… Guardare con il cuore porta a compiere gesti di liberazione. L’invito è di riconoscere i gesti di liberazione, i gesti che hanno prodotto vita in me attraverso gli altri: una parola, un tempo di ascolto, l’esperienza di sentirti amato gratuitamente nella confessione, un “ti chiedo scusa, riconosco che ho sbagliato”, faccio strada con te nella fatica, ti sono vicino, condivido una gioia, una sofferenza… Quanti possono essere i gesti che possiamo fare e accogliere che aprono alla vita, che portano luce?
Il terzo passaggio: “Come leggiamo quello che ci succede?” Il cieco nato di fronte alla guarigione riconosce l’agire di Dio: “Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla”. L’agire di Dio che passa attraverso un gesto umano che dona vita. I gesti di Dio sono gesti che promuovono l’umanità. Pensiamo ai nostri gesti, come sono? Di fronte a questo c’è chi rimane chiuso, cieco nelle proprie convinzioni: i farisei per difendere la dottrina, le loro sicurezze vogliono negare il gesto di vita. Pensano di vedere ma sono chiusi, ciechi di fronte ai gesti di vita.
“Tu credi nel figlio dell’uomo… Lo hai visto, è colui che tu parla… Credo Signore”
Nel gesto gratuito di guarigione, il cieco si apre alla fede in Gesù. Il cieco si apre alla fede perché ha riconosciuto che ha ricevuto in dono la vista. Ci apriamo alla fede in Gesù se siamo illuminati a riconoscere i gesti gratuiti di vita che riceviamo. Dentro una cultura del tutto e subito, tutto è dovuto, preteso, tanto più se pagato; la gratuità di Gesù ci apre alla dimensione della fede in Lui e non solo, ci apre all’attenzione con la quale viviamo e mettiamo in pratica gesti di vita.
“Credo Signore”, credo che come Gesù posso liberare altri dalle loro cecità con un piccolo gesto, credo perché per primo ho sperimentato di essere guarito gratuitamente dalle mie cecità.