Cosa intendiamo quando Gesù dice di prendere ciascuno la propria croce e seguirlo? Un immagine della croce che ci aiuta anche a capire il volto di Dio che Gesù ci mostra.
Chi è Gesù per me? Sarebbe bello che ciascuno provasse a dare una risposta.
Quando si parla di croce si pensa sempre ad una prova, una malattia, una sofferenza, una disgrazia. La croce è la realtà così come ci viene posta davanti. Una realtà della vita che in parte ci scegliamo noi ma anche che molte volte troviamo, che capita, vedi una malattia, una disgrazia. Prendere la propria croce significa sentirsi responsabili di tutta la realtà che si ha davanti non solo di quella che ci piace. A volte si vorrebbe che al lavoro andasse meglio, che il proprio figlio fosse diverso, la moglie o il marito così, il colleghi di lavoro fossero diversi, così i vicini di casa, la parrocchia…
Non è facile prendere la propria croce, accogliere la realtà della vita per come si presenta e lì giocarci nel dono come Gesù ha fatto. Magari viene più semplice rimandare, far finta di non vedere, lamentarsi, dire non spetta a me, oppure non doveva succedermi questo… E’ un po’ il modo di pensare di Pietro.
Rinnegare se stessi e prendere la propria croce allora non è far finta di non sentire la fatica, la prova ma accoglierla e decidere di giocarci in essa fare la nostra parte dentro quella situazione. E’ il coraggio di non salvare la propria vita cioè il pensare prima a me e poi per gli altri, ma la fiducia di giocarci, sporcarci le mani per portare salvezza, portare vita in quelle situazione.
Questo è il volto di Dio che Gesù ci ha mostrato morendo in croce. Gesù non si è tirato indietro, pur con tutta la fatica la paura, si è donato perché attraverso il suo darsi potesse giungere a noi l’amore infinito di Dio, la sua fedeltà per noi. Quell’amore che salva, porta vita, ci toglie dalla solitudine della morte e dell’isolamento.
In ogni eucaristia portiamo qui sull’altare la nostra croce quotidiana, la nostra realtà così com’è e chiediamo a Gesù la forza di portare la nostra croce cioè di diventare anche noi dono per la vita degli altri. La forza e l’umiltà di metterci dietro a Lui per imparare da Lui.
E’ quella fede che si manifesta poi in opere concrete, è quella preghiera che poi si traduce in attenzione, gesto di vicinanza per chi ha bisogno.