Mi ha colpito l’altra mattina quando sono andato a trovare una persona ammalata, nel salutarla mi ha detto cosa posso offrirle? C’erano alcuni pomodori sul tavolo appena raccolti dall’orto dal marito me ne ha dati alcuni.
Un piccolo gesto, semplice ma che ha il sapore di eucaristia, di quello che ha fatto Gesù nel vangelo appena ascoltato.
Gesù dà da mangiare a una folla, in questo gesto ci lascia un segno, un’indicazione sullo stile di Dio: “Tu apri la tua mano e sazi il desiderio di ogni vivente; il Signore è vicino a quanti lo invocano con sincerità”.
Qual è lo stile di Dio verso chi si trova nel bisogno, nella necessità? Questo stile passa attraverso tre verbi, tre azioni.
Il primo: prendere. Gesù prende sul serio quei cinque pani d’orzo e due pesci. Sono poca cosa agli occhi dei discepoli di fronte all’enorme necessità. Rispecchia un po’ il nostro modo di ragionare: cosa posso fare io di fronte alle enormi necessità del mondo? Posso mettere a disposizione i miei cinque pani d’orzo e due pesci. Metto a disposizione quello che ho, le mie capacità, entusiasmo, passione. Gesù prende sul serio questo tratto di generosità, questa disponibilità a condividere. Iniziamo a prendere sul serio in mano la nostra vita, guardare con realismo quanto possiamo donare, condividere, perché anche con il nostro poco possiamo fare molto.
Poi rende grazie, è l’atteggiamento di chi riconosce che riceve, che nono è padrone di tutto. E’ l’atteggiamento di chi è consapevole di essere creatura, non creatore, che sa accogliere i bene gustarli per il bene proprio e degli altri. Gesù ringrazia perché è consapevole che in quel prendere e distribuire quel cibo si manifesta un segno più grande della cura di Dio per l’umanità.
Il terzo verbo: diede. Gesù non prende per tenere ma per dare per far circolare e portare vita e sazietà. Oggi è più facile prendere per tenere, usare o sfruttare e non per dare. La molta ricchezza anche di beni è sempre più in mano di pochi causando sempre più disuguaglianza, ingiustizia e sofferenza. Nella nostra vita c’è più la tendenza a tenere, magari per paura, mancanza di fiducia, oppure ci fidiamo di questo dare?
E il compito dei discepoli è raccogliere perché nulla vada perduto. Raccogliere significa saper imparare a riconoscere la presenza di questi pani e pesci donati, riconoscere i segni di condivisione che portano vita, che hanno il profumo sacro dell’eucaristia; da quei quattro pomodori donati, ai tanti altri gesti di cura attenzione vicinanza, da ogni lotta presa di posizione verso chi è sfruttato o nel bisogno, gesti che sanno saziare ogni fame e desiderio.
Aiutaci Signore a prendere ogni giorno la nostra vita, a ringraziare e dare affinché possiamo essere tua mano che sazia ogni vivente.