Non esiste un gregge senza pastore e viceversa. L’immagine del pastore dice guida, riferimento, cura e attenzione per il gregge. Dice anche che il gregge ha bisogno del pastore, del punto di riferimento sicuro.
Oggi non è così scontata questa immagine, non è scontato accettare i aver bisogno di una guida si punta sull’autonomia… quanto belle invece le parole del salmo 33 “Se dovessi camminare in una valle oscura non temerei alcun male perché tu sei con me”.
Sei con me, bello posso andare ovunque perché non sono solo. Allora vediamo i tratti di Gesù che è pastore, guida, per i discepoli per il popolo per noi oggi. Questo ci aiuta riconoscere i veri pastori da chi invece guarda ai propri interessi o a quelli di pochi.
Gesù ASCOLTA gli apostoli rientrano dalla missione. E’ un ascolto profondo della loro situazione tanto che non li invita di nuovo a fare ma ad essere, venite in disparte voi soli e riposatevi. Gesù ascolta i bisogni dei discepoli e propone il riposo che ritempra, che rigenera. In un luogo deserto, perché il deserto porta ad andare all’essenziale, ad entrare in se stessi e ascoltarsi, fare chiarezza. Per Gesù è più importante che gli apostoli siano che facciano.
E’ importante il riposo, il recupero delle forze fisiche, mentali spirituali, ci riporta ad una dimensione umana che a causa di tanti mezzi che la tecnica ci offre rischiamo di perdere di diventare macchine.
Gesù VEDE. C’è un fuori programma in questo ricerca di riposo, la folla segue la barca, quando scende Gesù si trova una folla bisognosa. Il vedere di Gesù non è un far finta, un tirare dritto, ma si ferma. Oggi c’è il rischio concreto di assuefarci o non voler vedere chi ha bisogno in diverse situazioni, dai vicini a chi arriva da più lontano. Guai ai pastori che pascono loro stessi, che guardano ai loro interessi…
Gesù PROVA COMPASSIONE è quel coinvolgimento del cuore, delle viscere materne, è una passione che muove all’indignazione (sono come pecore senza pastore, non è giusto) e all’azione (si mise a insegnare). Forse ci indigniamo poco per le realtà che calpestano l’umanità delle persone, la loro dignità, rischiamo di avere una coperta sul cuore che non ci fa sussultare per l’umano.
Gesù si MISE AD INSEGNARE. E’ l’azione che nasce da un ascolto dei bisogni di quella folla che è felice di poter raccontare a lui i loro bisogni e infermità. E Gesù inizia a insegnare, significa dare dignità alle persone, aiutarle a crescere nella libertà, ad aprire una coscienza all’autonomia. Fa alzare in piedi le persone, conferisce una “sana superbia”, come diceva don Milani, a chi è convinto di non valere nulla.
Gli apostoli respirano la cura di questo pastore, chiediamo anche noi di imparare a far riferimento a lui perché attraverso di lui sperimentiamo la bontà e la fedeltà di Dio.