S.AMBROGIO di GRION

Avvisi parrocchiali

Sarebbe bello poter dire di noi queste parole del salmo 138, dirle al termine della nostra vita, significa aver gustato la meraviglia di Dio che è passata attraverso la nostra carne umana.

Oggi queste parole ci vengono proposte di fronte alla festa per la nascita di Giovanni Battista. Di fronte a una vita nuova, specie arrivata per Elisabetta e Zaccaria quando meno se lo aspettavano, viene spontaneo ringraziare per la meraviglia della vita. Esultano Elisabetta, Zaccaria, i parenti…

Ma non è una vita normale, come ogni esistenza d’altronde. C’è qualcosa che non torna nelle tradizioni e che ci dice di aprire gli orecchi, di avere uno sguardo rinnovato su ogni vita:” Volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccaria… No si chiamerà Giovanni”.

In questo cambio di nome confermato anche da Zaccaria c’è qualcosa di grande, i genitori riconoscono che questo figlio è dono di Dio, Dio fa grazia. Giovanni è un segno concreto della misericordia di Dio.

Zaccaria riconosce questo dopo nove mesi di mutismo, non si era fidato della parola dell’angelo. Oggi nel dare il nome di Giovanni per Zaccaria si apre il cuore alla fiducia verso Dio, Dio non viene mai meno alle sue promesse.

E poi l’altra domanda forte di fronte a questo figlio: “Che sarà mai questo bambino?”

Risposta già anticipata nella prima lettura: “Il Signore dal seno materno mi ha chiamato, fin dal grembo di mia madre ha pronunciato il mio nome… Ti renderò luce delle nazioni…”

Come guardiamo alla vita di un figlio, di una nuova creatura? Come guardiamo alla nostra esistenza? E’ solo nascere crescere, magari fare una famiglia, lavorare e poi morire?

La nascita di Giovanni Battista ci ricorda che ogni bambino che nasce, ogni esistenza è segno della misericordia di Dio, che ognuno è chiamato ad essere profeta, cioè portatore con la sua vita di una parola di Dio che è unica, irripetibile. Giovanni lo è stato come precursore, ha preparato la strada a Gesù, e io? Quale parola di Dio sono chiamato ad essere oggi? Lì in famiglia, nel mio lavoro, in questa società?

Essere luce per portare la salvezza di Dio, guardiamo anche con questo sguardo la nostra e altrui esistenza, questo ci aiuta a dare un giusto valore alla vita, a rispettarla in ogni sua forma e modalità di venire.

Avere questo sguardo per arrivare al nostro ultimo respiro e poter dire al Signore: ti ringrazio hai fatto di me una meraviglia stupenda così come sono stato con la mia umanità fatta anche di fragilità.